venerdì 30 marzo 2012

Paure in valigia

Un peso leggero trascinato sulle scale. La valigia è nuovamente in camera. È lì, vuota, ma piena di ogni esperienza. Aspetta solo di essere riempita di futilità.
Inizio a stilare la lunga lista delle cose che dovrei portare e mi rendo conto che per la maggior parte non ci sono jeans pronti ad ogni avventura ma tailleur, tubini e tacchi.
Fa capolino quella sensazione di paura, di non sapere cosa accadrà, come andrà, se sarò all'altezza... La paura di immaginarmi a NY così piccola dentro un grande palazzo di vetro a combattere per le mie idee e per un paese che non è il mio.
Poi penso che se sono giunta a farmi queste domande evidentemente qualcuno ha creduto in me, forse quella commissione ha visto in me delle potenzialità e allora perché non credere in me stessa. Ci proverò e ci riuscirò. Sarò l'argentina più credibile che abbia mai visto l'ONU e convincerò tutti con la sicurezza che solo un tacco 13cm sa darti.

ps: (secondo voi quanto durerà questa sicurezza? Arriverò a 30 minuti?).

domenica 25 marzo 2012

A sperar poi mi dispero.

Doccia fredda. Sono le 16.24 di una splendida domenica trascorsa a bere, ridere e scherzare.
In quella casa che non è la tua, seduta su una sedia senza poggia piedi senti un suono leggero. Il rintocco di un messaggio che porta il suo nome e lì così per caso con i piedi penzoloni ti scappa un sorriso. Un sorriso che sparirà nel giro di pochi secondi perché lui non è pronto a darti ciò che tu vuoi, non è pronto per la normalità. Odi quella casa che non ti appartiene, quelle persone che ti facevano ridere le eviti per non farti leggere l'amarezza sul volto.
D'improvviso vorresti essere come tua nonna. Lei sì che sapeva rammendare e ricucire. Vorresti ricucire ciò che è stato e rammendare i suoi pensieri. Vorresti dirgli che la serietà di una storia non è una promessa eterna o una catena ma è semplice rispetto.
Lo affronti con ago e filo imitando la nonna ma al posto di calzini scuciti e pezze logore ti ritrovi un muro. E sai benissimo che gli aghi ai muri fanno solo solletico. Ti verrebbe voglia di buttarlo giù, così ci provi ma la botta rimbomba e torna indietro.
Ti ritrovi per strada, da sola, senza sapere quante volte hai udito quelle parole che graffiano e affondano la speranza. 

Ora alle 23.42 ho capito che probabilmente non dormirò e che domattina a darmi il buongiorno non sarà lui ma la mia gastrite. Però anche questa volta ho trovato la forza di sperare anche se a sperare poi mi dispero.